Cambiare e innovare il proprio business per creare valore
Un business giunto al proprio termine ed una nuova iniziativa. L’importante è sfruttare la propria passione
Fotogramma 1
Un business giunto al proprio termine
Una collega espone le proprie perplessità in merito ad un cliente ed agli scenari che per esso si prospettano in un futuro non remoto. Si tratta di un’attività di vendita al dettaglio di articoli di cancelleria, operativa da molto tempo ma, negli ultimi anni, in difficoltà sempre più evidente sia dal punto di vista economico sia da quello patrimoniale.
La ragione, ci spiega, è sotto gli occhi di tutti: la maggior parte dei prodotti trattati da questa azienda vengono venduti anche dalla Grande Distribuzione Organizzata o (soprattutto?) online.
Perché recarsi in “cartoleria” se posso trovare le stesse cose al supermercato quando vado a fare la spesa? O meglio ancora, perché non andare su Amazon e farmi portare tutto direttamente in ufficio entro domani?
La modifica delle preferenze dei consumatori, l’evoluzione della logistica ed il diffondersi delle tecnologie informatiche hanno influito in maniera drastica e, spesso, definitiva, su determinati settori economici: in certi casi, le aziende che da sempre operano in un certo ambito, non hanno più la possibilità di differenziarsi ed emergere, con la conseguenza di dover intraprendere una guerra basata solo su politiche di prezzo a discapito - tipicamente - della qualità del servizio offerto (è noto che, contestualmente alla vendita di un qualsiasi prodotto, viene sempre offerto un servizio a colui che acquista, che può tradursi in un semplice sorriso da parte del commesso o della commessa, fino al supporto nella scelta del prodotto ed all’assistenza post-vendita). In altri casi, interi settori economici vengono stravolti dall’introduzione di nuovi operatori (cosiddetti player) che modificano procedure e logiche di mercato da sempre vigenti.
Differenti soluzioni e punti di vista: quali strumenti per quali imprese?
Tutte queste considerazioni, certamente note e, per certi versi, scontate, hanno portato il nostro gruppo a discutere in merito a che cosa si sarebbe potuto suggerire - nella nostra posizione di consulenti - a questa azienda. Le soluzioni proposte sono state sicuramente molteplici e, neppure troppo stranamente, collegate anche all’indole ed al carattere degli amici che le hanno formulate:
- Controllare i costi per migliorare l’efficienza e recuperare, di conseguenza, redditività;
- Anticipare una fine ineluttabile, cercando di ottimizzare - agendo per tempo - il risultato di un’attività liquidatoria.
Da ultimo, una piccola scintilla, uno spunto sul quale si è successivamente sviluppata la discussione:
- se il business nel quale opera l’azienda non presenta più attrattive, possibilità di crescita (o anche solo sopravvivenza) e soprattutto marginalità, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di rivedere l’intera strategia aziendale e cercare di modificare il posizionamento del cliente sul mercato, senza per questo abbandonare completamente il settore di attività, disperdendo le competenze e le esperienze accumulate nel tempo.
Certo è che parlare di strategia e di posizionamento con riferimento ad una micro-impresa come quella presa in oggetto, potrebbe risultare anomalo e fuori luogo: del resto, in un periodo di discontinuità come quello attuale, come più volte discusso nel gruppo, i concetti di base della consulenza direzionale devono essere proposti a tutte le aziende, anche le più piccole e semplici, quale principale strumento di supporto per rivedere la propria attività nel “nuovo mondo” in via di definizione.
Una sfida, rivolta a tutti i consulenti, volta a trovare le modalità per poter fornire un adeguato supporto agli imprenditori, nel rinnovamento della propria attività e nella conduzione quotidiana della propria impresa, senza per questo ricorrere a strumenti complessi e costosi, tipicamente riservati ad imprese di più grandi dimensioni.
Chiarito l’approccio, resta da definire la strategia di riposizionamento da proporre al cliente al fine di trovare una soluzione rispetto alla situazione attuale.
Sfruttare la propria passione per dar vita ad un nuovo business
L’idea di base è quella di individuare o, perché no, creare una nicchia di mercato, collaterale rispetto al settore economico originario ormai privo di attrattiva, all’interno della quale l’azienda possa trovare il proprio spazio e generare valore offrendo un prodotto, o un servizio, di interesse per un pubblico più ridotto ma disposto a riconoscere prezzi più elevati. Si è consapevoli che richiedere un cambiamento del genere comporta un notevole dispendio di energie, che gli imprenditori non sempre sono disposti a sostenere; per questa ragione, è di fondamentale importanza che l’innovazione e il ricollocamento dell’azienda sia indirizzato verso una nicchia che coinvolga, più o meno direttamente, un interesse, una passione, un hobby dell’imprenditore stesso.
Associando a ciò un utilizzo più assiduo e consapevole degli strumenti di information technology, è possibile divulgare molto velocemente la nuova idea imprenditoriale e raggiungere una clientela potenziale distribuita geograficamente su un’area molto più estesa di quanto non fosse possibile con la precedente organizzazione.
Il tutto in cosa si è quindi tradotto?
Una volta noto che la proprietaria dell’azienda nutre una forte passione verso il découpage, si è pensato di impostare lo sviluppo di un business legato a questa particolare tipologia di hobby, andando a proporre la vendita di tutto ciò che è necessario per la sua realizzazione, strettamente connesso con gli articoli di cancelleria sui quali l’azienda ha maturato una profonda esperienza (carta di vario tipo, colla, pennelli, foglia oro - argento - bronzo, medium per le screpolature, colori acrilici etc.).
Dal confronto è stato possibile stilare una sorta di roadmap, da sviluppare di concerto con i proprietari dell’azienda, al fine di avviare tale business.
Il fatto, come detto, di sfruttare gli strumenti di information technology, i social network e, in generale, i canali di comunicazione digitali ha l’indubbio vantaggio di:
- ridurre drasticamente i tempi di diffusione dell’informazione;
- facilitare il contatto con appassionati ed esperti potenziali clienti.
L’avvio del nuovo progetto
Di conseguenza, il primo passo ipotizzato è quello di costruire una identità digitale all’azienda, con un sito web, un profilo social (Instagram e Facebook in particolare, vista la tipologia di business) ed un blog all’interno del quale trattare le tematiche del découpage, in modo tale da attirare l’attenzione di potenziali clienti interessati. Infine, si prevede l’apertura di un canale Youtube nel quale pubblicare brevi video e tutorial sulle varie tecniche di decorazione, sui materiali da utilizzare e sui risultati che è possibile raggiungere.
Qualora il progetto abbia un sufficiente riscontro, si pensa di poter organizzare una serie di corsi online a pagamento, tramite piattaforme di web-conference come Zoom o Google Meet, mediante i quali i clienti stessi possono realizzare opere di découpage seguendo le indicazioni della proprietaria dell’azienda.
Ovviamente, la creazione del nuovo business non è finalizzata allo sviluppo di tali corsi, i quali rappresentano esclusivamente un mezzo al fine, ben individuato nella vendita (online o fisica in negozio) di tutto il materiale per il découpage.
La strategia di contattare clienti che hanno in comune con l’attività di impresa un hobby o un interesse facilita sicuramente la creazione di interazioni ed il rapido sviluppo di una potenziale rete “commerciale”, mentre la creazione di corsi (per di più a pagamento) è un modo per avviare i primi rapporti con quelli che diventano veri e propri clienti.
Lo sviluppo della strategia descritta prevede quindi, da parte dell’azienda, l’organizzazione delle spedizioni di tutto il materiale al domicilio dei clienti, con conseguente esigenza di trovare accordi con operatori della logistica (vettori) e di strutturare un’adeguata politica di gestione delle scorte e degli assortimenti.
In conclusione, anche in un business potenzialmente in declino o comunque poco attrattivo è possibile individuare o ricavarsi nicchie all’interno delle quali creare nuove iniziative imprenditoriali, le cui probabilità di successo sono tipicamente collegate, da un lato, al coinvolgimento delle passioni dell'imprenditore e, dall'altro, all'utilizzo strutturato degli strumenti informatici.
Fotografare una scintilla
L’avvio di una iniziativa professionale con “vecchi” amici e “nuovi” strumenti
Capita spesso di fare tardi in ufficio, nella speranza che le ultime ore (o gli ultimi minuti) della giornata possano regalare la soluzione a tutti i problemi accumulati e irrisolti fin dalla mattina. Quel che è certo è che mail e telefonate tendono ad assopirsi ed, in un certo senso, la stanza nella quale ho passato le ultime otto (facciamo dieci) ore torna ad acquisire un carattere di familiarità, di calore e “comodità”.
E’ proprio in questo contesto, evidentemente comune a molti professionisti, che è nata la piacevole abitudine di incontrare virtualmente colleghi (che in primis sono amici) con i quali scambiare qualche parola, un semplice saluto e, il più delle volte, un confronto sulle tematiche professionali affrontate in giornata. Tutte le opinioni vengono messe sul tavolo, meglio se alla rinfusa, sovrapposte, discordanti, confuse: ci siamo accorti, infatti, che, proprio da ciò, spesso (quasi sempre) scocca una scintilla, una piccola riflessione, un minuscolo passo avanti nella nostra conoscenza del lavoro che ci accomuna e che potrà essere sfruttato fin dal giorno successivo per portare avanti i progetti sui nostri clienti.
Da questo breve - e si vogliamo banale - antefatto, ha tratto origine l’iniziativa in parola: ovvero provare a - mi si permetta - “formalizzare, ma in maniera informale” quanto emerge da questo “incontro di menti e pensieri” (quelli bravi lo chiamano brainstorming, ma ritengo che la locuzione usata trasmetta un messaggio molto più significativo e, tutto sommato, abbia quel retrogusto romantico che non guasta mai).
La domanda giusta da porsi, a questo punto, è: “cosa ci aspettiamo di ottenere e poter condividere?”. In tutta sincerità, nel momento in cui scrivo non mi è ancora chiaro dove ci porterà questa iniziativa, ma di sicuro la volontà è quella di provare a “fermare“, a fil di tastiera, quella sfuggente scintilla che, di tanto in tanto, scocca dal confronto tra menti appassionate di amici che trovano rilassante anche parlare del proprio lavoro e dei propri problemi professionali dopo un’intera giornata passata a fare esattamente la stessa cosa.
E’ proprio questo che si spera di poter ottenere: un fotogramma delle scintille prodotte da questo magnifico gruppo, per tentare di tradurlo in spunti di riflessione o strumenti di rapido utilizzo per noi e per altri colleghi che avranno la pazienza e la voglia di leggerci.
Proprio per la natura fugace delle riflessioni che cerchiamo di immortalare, è impossibile stilare un elenco dei prossimi argomenti che andranno a comporre la nostra “collana”. La trama di questa avventura verrà scritta di volta in volta, di settimana in settimana, di incontro in incontro.
L’appuntamento ormai è consolidato, non serve conferma, non serve sapere chi c’è o chi manca: in un modo o nell’altro, dall’ufficio, da casa, dalla macchina, ci siamo sempre.
Vedremo cosa ci riserverà il prossimo lunedì, dalle 18.30.
Una relazione da ricucire - 2
Professionisti aziendali e strumenti informatici
I modelli economico aziendali, che i professionisti sono chiamati a definire per le aziende, esplicano la loro massima utilità solo nel momento in cui possono essere implementati in maniera rapida, efficace e poco costosa.
Tale aspetto, per certi versi scontato, necessita di ben altra attenzione se si considera il fatto che l’implementazione non può prescindere da una profonda interazione e integrazione tra il modello disegnato dall’aziendalista ed il sistema informativo ed informatico presente in azienda.
La descritta necessità comporta, o dovrebbe comportare, l’intervento di figure con competenze di carattere informatico a supporto del professionista incaricato della definizione del modello, il quale dovrebbe, a sua volta, essere in grado di esporre tutte le esigenze e le peculiarità della soluzione disegnata nella maniera più chiara e “informatica” possibile.
Di frequente, tale fase di individuazione ed esplicitazione delle esigenze viene vista dall’azienda come un’attività non di competenza del professionista aziendale, bensì da affidarsi interamente ed esclusivamente al consulente informatico esperto del software applicativo selezionato, spesso senza che tra i due professionisti coinvolti si instauri un reale e proficuo rapporto collaborativo volto all’ottenimento del miglior sistema informatico in grado di rappresentare il miglior modello economico aziendale.
Si pensi a quanto sempre più di frequente accade nell’ambito di progetti di sviluppo di sistemi di reportistica: a fronte di un’esigenza informativa (e non informatica) espressa dall’azienda, la conseguente definizione e implementazione della soluzione viene vista come un incarico di natura prettamente informatica da affidare a figure tecniche, delegando il compito di individuare, definire e validare le informazioni e le logiche di analisi sottostanti.
Quest'ultima attività, come ben si può comprendere, dovrebbe essere invece ad appannaggio di esperti aziendalisti, al fine di ottenere un modello di analisi completo, mirato e consapevole delle informazioni necessarie alla soddisfazione dell'esigenza informativa espressa.
L’esempio esposto evidenzia come attualmente la professione dell’aziendalista stia vivendo un momento di “transizione“, nel quale l’esigenza di ”far funzionare“ uno strumento viene vista dalle aziende come prioritaria, e non più strumentale, nel processo di definizione di una soluzione informativa, prima ancora che informatica, ad un problema prettamente economico aziendale.
Chi scrive ritiene quindi che un passo in avanti rispetto alla situazione descritta sia necessariamente legato alla possibilità che l’aziendalista colmi il divario informativo che si è venuto a creare tra sé e gli strumenti che quotidianamente vengono utilizzati per la gestione delle informazioni rilevanti nel proprio settore di competenza.
L’obiettivo che riteniamo prioritario non è quello in cui l’aziendalista si sostituisce al tecnico informatico, ma quello di diffondere le opportune conoscenze informatiche anche tra i professionisti del campo economico aziendale, al fine di agevolare la comunicazione con i tecnici (in particolare informatici) coinvolti nei diversi progetti che hanno un impatto sui sistemi informatici aziendali.
La possibilità di definire un protocollo di comunicazione efficace consentirebbe di ripristinare una corretta suddivisione delle mansioni, lasciando all’aziendalista il ruolo di “progettista” del sistema delle informazioni utilizzate per la soluzione del problema, ed all’informatico il ruolo di “tecnico”, responsabile della traduzione informatica degli obiettivi seguendo specifiche linee guida condivise.
Questo ampliarsi del punto di vista del professionista economico aziendale si immagina possa portare un risultato tanto semplice quanto fondamentale: rimettere al centro di un progetto che impatta sul “sistema azienda” l’informativa rilevante a livello economico aziendale e la modalità con la quale essa viene generata a partire da dati economicamente significativi, anziché lo strumento utilizzato per giungere a tale fine.
Questo ampliarsi del punto di vista del professionista economico aziendale si immagina possa portare un risultato tanto semplice quanto fondamentale: riportare il “fine” al centro del progetto, nel ruolo di guida strategica del “mezzo”.
Focalizzare la strategia su un valore informativo dei dati che sia rilevante a livello economico aziendale e la modalità con la quale essa viene generata, piuttosto che lo strumento utilizzato per giungere a tale fine.
Ciò ovviamente non vuole togliere importanza all’aspetto informatico, che rimane fondamentale nel momento in cui riesce a soddisfare due requisiti fondamentali: la soddisfazione delle esigenze aziendali nel raggiungimento di obiettivi rilevanti, e l’aderenza alle logiche degli attuali sistemi informatici in termini di fattibilità e performance.
Una relazione da ricucire - 1
Professionisti aziendali e strumenti informatici
La rapida evoluzione delle tecnologie informatiche in azienda, cui in molti casi si è contrapposta la rigidità al cambiamento dei soggetti aziendali coinvolti, ha portato alla condizione (forse paradossale, forse naturale) per cui lo strumento informatico (dove “informatico” è un concetto ben diverso da “informativo”) risulta essere l’unico indiscusso attore nel funzionamento del sistema informativo aziendale, allo stesso tempo causa di ogni male, o possibile fonte di ogni soluzione.
Da un lato, la cronica carenza di informazioni, che caratterizza una rilevante parte delle PMI, viene ricondotta alla presenza di sistemi informatici non adeguatamente implementati e difficili da interrogare. Dall’altro, la soluzione a tale problema viene ricercata in un nuovo strumento in grado di superare i limiti del precedente.
Tale punto di vista, seppur condivisibile nella sua sostanza, non può non considerarsi limitativo: la carenza informativa, in qualsiasi accezione la si voglia intendere, deve essere in primo luogo valutata in relazione al “modello informativo” sottostante ed alla sua capacità di rappresentare adeguatamente la dinamica aziendale.
Una carenza informativa in relazione, ad esempio, ad una determinata voce di costo, dovrà essere analizzata alla luce del sistema di contabilità generale ed analitica presente in azienda, nonché delle dimensioni di analisi definite per essa; solo in seconda istanza, si potrà mettere in discussione la modalità con la quale tale posta viene rilevata all’interno del sistema informatico in uso.
Una corretta e puntuale rilevazione “informatica” del dato, infatti, conta poco se tale dato viene sottoposto ad un modello di elaborazione e analisi non adeguato o, in casi estremi, difforme rispetto alle corrette logiche economico aziendali.
E’ proprio questo, dal punto di vista di chi scrive, il nodo fondamentale: la grande attenzione che si focalizza (giustamente) sui sistemi informatici, sul loro funzionamento e sulla loro evoluzione, ha portato in molti casi a ritenere che ad essi spetti il compito di soddisfare qualsiasi esigenza informativa aziendale, dalla produzione del dato, all’elaborazione dell’informazione, fino alla sua rappresentazione e interpretazione.
Di contro, si è andata in parte perdendo la consapevolezza che tutti gli aspetti ora citati sono, in prima battuta, rilevanti dal punto di vista economico aziendale e quindi dipendenti da modelli che poco o nulla hanno (apparentemente) da spartire con questioni squisitamente informatiche ed applicative.
Tale osservazione vuole portare a riflettere sul fatto che la presenza di un sistema informatico, per quanto evoluto esso possa essere, non giustifica in alcun modo l’ignoranza (nel senso letterale del termine) del modello economico aziendale ad esso sottostante.
In caso contrario, il rischio è quello di “subire” le risultanze del sistema informatico senza poterle governare, senza avere la consapevolezza di quale sia il processo che ha portato quell’informazione a generarsi.
D’altro lato, lo sviluppo delle soluzioni, basate su modelli economico aziendali, coerenti con i problemi riscontrati, viene reso difficoltoso, se non addirittura impossibile, per effetto delle limitate possibilità di intervento sui sistemi informatici in uso presso le aziende.
Tali limitazioni possono riguardare la fruibilità dei dati presenti a sistema (il dato è presente all’interno del sistema ma non è contemplato il fatto che esso venga reso disponibile all’utente in maniera ottimale per soddisfare le finalità informative di quest’ultimo) oppure la stessa possibilità di implementare da un punto di vista informatico la soluzione disegnata in ottica prettamente aziendale.
Su questo aspetto preme focalizzare l’attenzione: l’attuale situazione di apparente stallo, che porta il consulente aziendale a scontrarsi con i sistemi informatici in uso presso le aziende beneficiarie del proprio intervento, può essere superata intraprendendo un percorso di avvicinamento (o più correttamente di “riavvicinamento”) del consulente aziendale verso quelli che potrebbero essere definiti i propri “strumenti del mestiere”.
Le applicazioni informatiche in parola, infatti, rappresentano oggi gli unici reali strumenti a disposizione del consulente aziendale per far si che le soluzioni da lui definite possano essere implementate in azienda, con la conseguenza, a nostro parare logica, che egli dovrà, nel più breve tempo possibile, farne proprie le logiche ed il funzionamento.
Mai sprecare una crisi
Un nuovo approccio consulenziale per il rilancio delle imprese
Una serie di particelle microscopiche ha messo sotto scacco l’intero genere umano, costringendolo ad un lungo periodo di isolamento: un’emergenza sanitaria e, si teme, ancor più economica ha rovesciato tutti i paradigmi, introducendo il distanziamento sociale e costringendo ognuno a modificare, tra le altre cose, anche il proprio modo di lavorare.
Risulta infatti difficile pensare, per la maggior parte dei settori economici a livello locale, nazione e forse mondiale, di tornare a svolgere il proprio lavoro esattamente come si è fatto fino a poco prima dell’inizio dell’emergenza.
Dovranno necessariamente cambiare le abitudini dei clienti e dei consumatori in generale, nonché le modalità di lavoro nella maggior parte delle aziende, di qualunque dimensione esse siano, dalla micro-impresa alla multinazionale.
Alla luce di queste considerazioni, risulta necessario fornire un supporto alle Aziende nella revisione o, se necessario, riprogettazione del proprio business, verso un nuovo approccio al lavoro, al mercato, al cliente, al prodotto o servizio offerto.
Ciò dovrà avvenire fornendo i consueti servizi consulenziali e tutto quanto di nuovo sia necessario proporre, con rinnovata professionalità e competenza.
Andranno utilizzati termini, concetti e strumenti semplici e concreti, di rapida attuazione ed a costi limitati, per garantire il massimo supporto a fronte delle difficoltà che si prospettano nella situazione attuale e nel prossimo futuro.
In altre parole, l’attività di consulenza è chiamata ad affrontare una nuova e, per certi versi, entusiasmante sfida: introdurre l’altisonante concetto di “consulenza e assistenza direzionale” anche nelle piccole e micro imprese.
La vera novità del periodo storico che stiamo vivendo, risiede a nostro parere nel trovare le giuste modalità per fornire un adeguato supporto agli imprenditori e ai proprietari nel rinnovamento e nella conduzione quotidiana della propria impresa, senza ricorrere a strumenti complessi e costosi, tipicamente proposti e accolti all’interno delle imprese più grandi e strutturate.
Una sfida, si diceva, verso la semplificazione di un’attività, la consulenza direzionale, complessa e caratterizzata da tante sfaccettature, al fine di diffondere tale servizio alle realtà che in questo momento ne hanno davvero bisogno, che si trovano nella condizione di dover innovare e cambiare per poter sopravvivere.
C’è una necessità di cambiare ciò che “è sempre stato fatto così”, ciò che andava bene prima “perché sono tre generazioni che lo facciamo”.
Tutto questo rappresenta, si sa, uno sforzo immane sia per le aziende sia per chi si propone di offrire loro un supporto consulenziale.
Ma allo stesso tempo deve essere visto, a nostro avviso, come un investimento per il futuro, per garantire la continuità aziendale e cavalcare il cambiamento, verso un riflesso positivo.
Da tempo, in molti settori, è giunta l’ora di apportare cambiamenti radicali, per adattarsi alle nuove tecnologie, alle nuove generazioni di consumatori ed alle mutate caratteristiche dei mercati.
L’augurio è che, grazie anche al supporto dell’attività di consulenza, la reazione a questo “trauma” possa accelerare tale processo innovativo, portando molte aziende verso una gestione più sostenibile nel medio / lungo termine ed a maggior valore aggiunto.
Rahm Emanuel, ex braccio destro di Barack Obama ed ex sindaco di Chicago, disse: “Mai sprecare una crisi”; AC Insight è pronta ad affiancare i propri Clienti, al fine di evitare che ciò avvenga.